In ricordo di Nino Oddo

Nella serata di ieri, 16 agosto, è arrivata la notizia che non avremmo mai voluto ricevere, quella della dipartita dell’amico e socio del PC Milano Nino Oddo. A comunicarlo al nostro presidente, Filippo Grassia, è stato il figlio Stefano (a lui e alla famiglia intera vanno gli abbracci e le condoglianze di tutti noi) che ha anche reso noto che i funerali si terranno Sabato 19 agosto alle ore 14.30 presso la Chiesa Parrocchiale SS Pietro e Paolo a Opera (MI) in via Dante Alighieri.

Ammalato da tempo, lascia un vuoto enorme nei ricordi e nei cuori di tutti noi. Nino è sempre stata una presenza importante in tutti gli incontri fatti. Per ognuno aveva un sorriso, una parola e un gesto che facevano di lui un fulcro del tempo passato insieme. Era il prototipo del vero Panathleta grazie alla sua lunga e preziosa esperienza nel mondo dello sport.

Proprio per ricordarlo pubblichiamo qui di seguito l’estratto della lunga intervista rilasciata lo scorso mese di ottobre al nostro sito e che potete trovare anche a questo link.


“Imagination is more important than knowledge” 
L’immaginazione è più importante della conoscenza (A. Einstein)

Con questa frase di Albert Einstein Nino Oddo si presenta.

Ha ragione Einstein quando spinge gli uomini ad usare l’immaginazione per riuscire a vedere come sarà il futuro e come la nostra intelligenza potrà esplorarlo. Per questo ho sempre considerato importante questo pensiero, per cercare di spingere la mia esperienza umana e le mie conoscenze oltre il presente”. 

E di certo Nino è sempre andato oltre… e tutto per caso!

L’atleta: impegno e costanza 

Nel 1961, all’età di 19 anni, il fratello di Nino, invece di andare a cena con lui in pizzeria, decide di portarlo in palestra, dove svolgeva i suoi allenamenti di tiro con l’arco. Nino si ritrova, inaspettatamente, con un arco in mano… e da quel momento ‘scocca’ la scintilla!

Si, è proprio iniziata così la mia storia di tiratore con l’arco, proseguita tra molti bassi e pochi alti, fino al 1972, quando il commissario tecnico decide di chiamare in Italia un famoso allenatore svedese, K.B. Jonson. Grazie alla mia buona conoscenza della lingua inglese, mi chiedono di seguire la parte organizzativa del corso. Eravamo in 5 e lui doveva formarci per insegnare agli altri istruttori. Il suo insegnamento è stato così efficace che nel giro di 6 mesi, grazie ai miei miglioramenti sono stato convocato in Nazionale dove ho gareggiato per 5 anni, dal ’73 al ‘78”.

Coach e Dirigente Sportivo: studio e professionalità 

Dopo il ‘78 lascia l’attività agonistica come nazionale per dedicarsi all’insegnamento e diventare istruttore a livello federale. Ma nel ‘79 un altro evento lo porta a cambiare ancora direzione. 

“Sempre per caso, durante il Congresso Internazionale della Federazione che si svolgeva a Berlino, si libera, improvvisamente, il posto di Segretario Generale.  Ero a casa, e ricevo una chiamata dal Presidente Francesco Gnecchi Ruscone, nella quale mi offre l’incarico e mi concede solo 5 minuti per pensarci. Sorpreso, lo accetto e rimarrò in carica fino all’81. Questo mi permise di vivere un’esperienza straordinaria, della quale ho dei bellissimi ricordi, con la squadra nazionale alle Olimpiadi di Mosca e di entrare a far parte, inoltre, dei membri della Commissione ‘’Coaching’’ della Federazione Internazionale”.

Il Coni, nel 2016, conferisce a Nino la Stella d’Argento come dirigente internazionale, che gli viene consegnata da Claudia Giordani.

“E’ stato un riconoscimento molto importante, il coronamento di una carriera! La casualità ha tracciato la mia vita: mio fratello che mi chiama per andare in pizzeria; vengo coinvolto nella formazione perché parlo bene inglese; entro in Nazionale dopo aver fatto il corso perché me la cavavo; grazie a una telefonata da Berlino divento dirigente internazionale. Io non ho mai deciso di fare quello che mi è capitato, tutto mi è successo per fatti assolutamente casuali, fatti determinanti che mi hanno portato fino a qui, io ho solo seguito la mia passione”.

L’artista: arte e creatività 

“Ho provato il piacere più grande a contatto con le opere d’arte. Mi danno una felicità che non riesco a trovare altrove”. Albert Einstein

La pittura è la sua passione che lui definisce “attività aggiuntiva, ma non trascurabile”. Quando hai scoperto questo tuo talento e cosa rappresenta per te la pittura?

 “Nel 1972, quando ci furono le restrizioni per la circolazione delle auto, ho tirato fuori pennelli e colori, che utilizzavo da ragazzino, e ho ripreso a dipingere riscoprendo il gusto del colore e della tela. Il punto focale della mia pittura è la gestione dei colori. La pittura per me è un passatempo, è dare libero sfogo alla mia fantasia. Ad oggi ho fatto oltre un centinaio di dipinti.”

Atleta preferito: 

Roger Feder – “Classe, stile e modo di comportarsi fuori e sul campo”

Il giorno più bello della tua vita: 

La vittoria del mio primo torneo internazionale ‘Il casco d’oro’, una gara di prestigio dove per due giorni ho tirato molto bene, eliminando atleti molto più qualificati. Era la prima esperienza per il mio allenatore, oltre che amico, con la nazionale italiana in una gara internazionale ed era più emozionato di me. Si tiravano 144 frecce, mi sono trovato all’ultima freccia con un vantaggio sul secondo di 11 punti, comunque avessi tirato avrei vinto. Mi sono girato e gli ho dedicato quel tiro…ho fatto 10!”.

Motto di vita“TRASFORMARE I PROBLEMI IN OPPORTUNITA!”


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