Cosa ci insegna il caso Oaktree-FC Inter…e la non sostenibilità del calcio italiano

(di Marcel Vulpis) – Nei giorni scorsi abbiamo assistito a due veri e propri “terremoti” nel mondo del calcio italiano. Il primo ha riguardato l’FC Inter, ormai sotto il controllo del fondo californiano Oaktree, dalla sera alla mattina, e, sempre in tempi brevissimi, all’istituzione, con tanto di decreto, di una Commissione indipendente per la verifica dell’equilibrio economico-finanziario delle società professionistiche (per mano del ministro dello Sport Andrea Abodi).

Partiamo dal primo terremoto: i media italiani stanno iniziando a capire che se chiedi in prestito una forte somma di denaro (275 milioni di euro arrivati a superare 390 milioni con gli interessi) ad un soggetto terzo (in questo caso Oaktree) e non rispetti quanto previsto dal contratto puoi anche perdere tutto. Incredibile, vero? La precedente proprietà (la famiglia Zhang) infatti non ha venduto il club (come avrebbe voluto), tant’è che non è arrivata neppure a mettere in atto questa azione, perché, a scadenza, in poche ore, c’è stata l’escussione del pegno con successiva perdita del bene (ovvero la proprietà del club).

Questo lo dico, e lo faccio soprattutto presente, ai tanti presidenti di club di società professionistiche che si vantano al telefono, o nei circoli del calcio, dell’ennesima ristrutturazione del debito. con questa o quella società dal nome esotico. Ma come state vedendo adesso, rispetto a molti anni fa, dove si passava da una banca all’altra con la leggerezza di una ballerina della Scala, se non si riesce a onorare il prestito di turno si perde tutto in un batter d’occhio. Nessuno, dall’altra parte, infatti, vuole restare con il cerino in mano, anche se parliamo del popolare prodotto calcio. Quindi i naviganti, quale che sia la serie professionistica, facciano tesoro del “caso Inter“, perché potrebbe ripetersi in modo seriale nel tempo.

Terremoto n.2: lo Stato italiano vuole vederci finalmente chiaro relativamente ai conti, ma soprattutto ai debiti, delle società di calcio professionistiche italiane. Giusto, visto che da anni interviene a supporto delle stesse senza mai vedere un miglioramento seppur minimo (vi ricordate ad esempio il famoso decreto Spalma Debiti: a che è servito alla fine?).

Precedentemente si poteva, attraverso il proprio presidente di Lega, provare a capire il “sentiment” dei membri della Covisoc, su determinate situazioni delicate. Da adesso in poi, invece, dopo la prima scrematura dei dati in casa FIGC, si passerà per l’Authority (sarà pure indipendente, ma ricordiamo che è pagata con soldi pubblici).

Non è da escludere che qualche club possa avere qualche problema in più, quando si arriverà a questo secondo livello di analisi (molto più fredda rispetto al passato, dove si rimaneva in “famiglia”). E l’autonomia dello Sport? E’ come andare a cercare “Maria per Roma”. Così si diceva un tempo! (fonte: TuttoC.com)

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