Una innovazione iniziata tra le stelle

È il 10 settembre del 1960, siamo a Roma e sono circa le 19:45. Nei pressi dell’Arco di Costantino la via Appia è contornata ai lati da persone in attesa, sono tutti lì per vedere chi vincerà la maratona dei Giochi Olimpici del 1960. In lontananza appare usa sagoma, è Abebe Bikila un’atleta etiope di 28 anni, che con passi svelti e sicuri si avvicina al traguardo e alla vittoria. La gente lì presente che lo guarda è però perplessa, non tanto perché si aspettava di vedere il sovietico Sergej Popov, grande favorito all’inizio della gara, quanto perché il corridore è senza scarpe e vincerà la medaglia d’oro a piedi nudi, fatto unico nella storia delle Olimpiadi.


di Marco Filannino

10 settembre 1960 – Abebe Bikila taglia vittorioso il traguardo della maratona olimpica ai Giochi di Roma

Due mesi dopo negli Stati Uniti venne eletto presidente John F. Kennedy. Uno dei punti principali nel programma politico del nuovo presidente era l’esplorazione spaziale, permettere agli USA di superare i sovietici e vincere la corsa verso lo spazio. Fu in questo clima prese il via il programma Apollo che nell’arco di quindi anni permise all’essere umano di raggiungere incredibili traguardi e, come tutti sanno, a permettere che un uomo potesse mettere piede sulla luna.  

Ora voi vi chiederete, “ma cosa c’entra la maratona del 1960 con l’esplorazione spaziale?” La risposta è l’evoluzione tecnologica. Uno degli effetti collaterali più positivi del cimentarsi in una grande impresa scientifica come quella di portare l’uomo nello spazio è la nascita di nuove tecnologie che entrano a far parte della vita quotidiana di tutti noi e derivano proprio dalle missioni spaziali.

Nello sport questa innovazione tecnologia la si può vedere in diverse circostanze. Nel 1992 l’ingegnere della NASA Al Gross implementò una schiuma utilizzata negli stivali delle tute spaziali lunari, inserendola all’interno delle suole delle scarpe da corsa. Questo permise agli atleti di aumentare le proprie prestazioni grazie a un migliore sistema di ammortizzazione del peso corporeo, a una adattabilità maggiore al piede e a un minor peso della scarpa permettendo, inoltre, di ridurre i traumi e gli infortuni. Si dice che Abebe Bikila scelse di correre scalzo perché le scarpe che aveva gli causavano dolorosissime vesciche che gli impedivano di correre, c’è da chiedersi come si sarebbe trovato con ai piedi delle scarpe figlie di quelle lunari.

Una schiuma simile la si può trovare anche nell’imbottitura dei caschi come quelli utilizzati dai ciclisti. Questa protezione, utilizzata dalla NASA già negli anni ’70, permette di ridurre la forza dell’impatto fino al 340% grazie alla sua capacità di compressione che gli permette anche ti tornare alla sua forma originale dopo l’urto.

Rimanendo nel mondo delle corse, in questo caso quelle automobilistiche, le migliorie sono state importati. Basti pensare che le tute dei piloti, derivate direttamente da quelle spaziali, hanno al loro interno dei tessuti con la capacità di proteggere dalle altissime temperature che un pilota deve sopportare durante una gara.

Ora che l’esplorazione spaziale sembra essere tornata nel vivo e gli orizzonti si sono spostati su Marte, solo il futuro potrà dirci quali incredibili innovazioni e tecnologie vedremo domani.

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