Tra sogni e realtà: la nuova era del tennis italiano

Il tennis italiano, trascinato da Sinner e Musetti, sta scrivendo pagine indelebili in campo maschile. Merito anche di una Federazione che ha saputo investire e che, al contempo, è stata favorita dalla fuoriuscita di talenti cristallini che l’Italia attendeva da anni. 


di Matteo Pifferi – DataSport

Il ranking ATP aggiornato a lunedì 22 marzo 2020, prima del Masters 1000 di Miami, non fa altro che evidenziare come il movimento tennistico italiano sia all’avanguardia a livello mondiale: si tratta di una prima volta storica per l’Italia che presenta, nella top 100, ben 9 elementi, scrivendo un’altra pagina entusiasmante per il Tricolore. Berrettini ha dato forfait per il torneo di Miami ma resta in top 10, nonostante dei risultati poco soddisfacenti nel recente passato, vuoi anche per una condizione fisica lontana dai tempi migliori. Ma quel lunedì 22 marzo è una data da ricordare, come detto, per gli italiani perché Musetti, grazie alla semifinale raggiunta ad Acapulco, è salito in 94° posizione, diventando il nono tennista italiano nei primi 100. Mai era successo di vedere un numero così alto di bandiere tricolore, a testimonianza dell’ottimo lavoro dei singoli e della Federazione. Oltre a Berrettini, c’è Fognini che conserva il 17° posto mentre Sinner ritocca il best ranking al numero 31, davanti a Sonego (34) e Travaglia (70°), Caruso (85°), Cecchinato (90°) e Seppi (97°) oltre a Musetti (94°) con Mager al numero 102, distante solo 5 punti da quota 100.

I risultati in campo sono frutto di abnegazione, sacrificio, talento ma anche spirito di squadra che parte dall’alto, ossia dalla Federazione che sta facendo passi da gigante nel corso degli ultimi mesi. Basti pensare agli sforzi fatti dal presidente Binaghi per aggiudicarsi le ATP Finals, che si disputeranno a novembre in quel di Torino e non più a Londra. Finals ma non solo perché l’Italia vuole fare la voce grossa anche per la Coppa Davis. “Abbiamo partecipato a una gara con altre nazioni. Stiamo facendo di tutto per poter giocare i gironi e i quarti di Coppa Davis in casa. Non lo stiamo facendo solo per portare il grande tennis a Torino, perché ci sarà già la settimana precedente. Vogliamo dare un vantaggio alla nostra nazionale, che non si pone limiti e punta a vincere”, ha dichiarato lo stesso Binaghi a ‘La Politica nel pallone’ in onda su Gr Parlamento. Un’inversione di trend netta con il passato, favorita anche dalla scelta di puntare su un grande ex come Pippo Volandri come capitano della Coppa Davis dopo l’egemonia di Corrado Barazzutti. Lo stesso Binaghi si è complicato con i giocatori italiani, specialmente Musetti e Sinner che incarnano il prototipo del nuovo tennista italiano, giovane, promettente e noncurante di chi ha di fronte perché conscio del proprio valore: “Penso che fosse il momento giusto per cambiare guida tecnica. I giovani emersi negli ultimi anni ad alto livello sono frutto di un settore tecnico ben condotto da Volandri. Musetti e Sinner mi ricordano McEnroe e Borg o Panatta e Barazzutti. Danno a tutti gli appassionati la possibilità di scegliere in futuro il proprio beniamino. Non ci sono limiti ai risultati che in prospettiva potranno ottenere. Speriamo di vederli un giorno giocare una finale di un torneo importante, come Pennetta e Vinci allo US Open 2015″. Forse il paragone è un po’ forte e azzardato ma il tennis italiano, che ha alternato lustri luminosi ad altri decisamente più cupi, è pronto a tornare protagonista. Con la speranza di poter ambire a cogliere qualche trofeo a livello Slam o Masters 1000 ma anche con la Nazionale, con l’ultima e unica Coppa Davis vinta nel 1976 e lo storico quartetto composto da Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli che sconfisse il Cile a Santiago per la grande gioia italiana. È passata un’eternità da quell’anno ma il nuovo corso dell’Ital-tennis ha basi solide su cui poter costruire un futuro più roseo del previsto. Sulla falsariga di ciò che è successo con le donne tra il 2006 e il 2013, con 4 Fed Cup vinte e una finale persa (2007) prima di un calo fisiologico e dettato dall’addio al tennis di tenniste del calibro di Pennetta, Schiavone e Vinci. Forse non esiste sport più ciclico del tennis, a maggior ragione per l’Italia ma il Belpaese, tra maschi e femmine, difficilmente è rimasto a bocca asciutta a lungo. E gli scenari dai qui ai prossimi mesi, soprattutto in campo maschile, sono piuttosto incoraggianti.

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