Tifosi agli Europei, tra false promesse e realtà

La strada è tracciata. Italia, Olanda, Spagna e Scozia – 4 delle 12 nazioni che ospiteranno Euro2021 – si sono messe in cammino e si trovano poco prima dell’ultima curva, avendo già comunicato la disponibilità dei rispettivi governi a far entrare il pubblico negli stadi durante la competizione europea più importante per quanto concerne le Nazionali. 


di Matteo Pifferi – Datasport

I “via libera” sono arrivati tra martedì e mercoledì, a poche ore dalla scadenza UEFA. A dire il vero non c’è una vera e propria alternativa: il numero uno Ceferin, infatti, non è disposto ad accettare sedi o partite a porte chiuse, sia per questioni di immagine. ma anche e soprattutto per limitare i danni da un punto di vista economico. Si gioca, dunque, con i tifosi sugli spalti. Dove? Al momento non è dato sapersi e, a 60 giorni e poche ore dall’inizio del torneo, solamente la situazione che viviamo attualmente avrebbe potuto generare così poca chiarezza. 

Ceferin ha preso una linea e sta cercando di mantenerla e aspetta di ricevere gli ok da parte delle città ospitanti. Nel caso in cui arrivassero nuovi forfait – a questo punto più che un’opzione, appare una certezza come verrà spiegato tra qualche riga in merito alla Spagna e al ‘no’ di Bilbao -, è pronto ad aprire il pass per altre città che, dietro le quinte, si stanno muovendo al fine di trovare un posto al sole in questo Europeo itinerante che, in ogni caso, si farà con i tifosi.

“Vogliamo portare 15 mila persone all’Olimpico. Abbiamo già incaricato il CTS per stilare un protocollo”

Andrea Costa (Sottosegretario alla Salute)

13 mila tifosi sono attesi in Romania (Bucarest), 12 mila in Olanda (Amsterdam) e Scozia (Glasgow), mentre l’Inghilterra (7 partite a Londra) spera di arrivare addirittura al sold out per la finale dell’11 luglio a Wembley visto il record di vaccinazioni. Russia (San Pietroburgo) e Azerbaigian (Baku) hanno confermato il 50% della capienza, l’Ungheria (Budapest) spera qualcosa in più (ma entreranno solo i vaccinati) e la Danimarca si è attestata al solito 25% con 12 mila posti a Copenaghen. Al momento, però, a preoccupare è l’allarme lanciato dalla Spagna: la Federazione spagnola, attraverso una nota ufficiale, ha escluso oggi la possibilità di avere del pubblico negli stadi per le sfide che le spettano, ai prossimi Europei di calcio. 

“L’obbligo di vaccinare il 60% della popolazione nei Paesi Baschi e nel resto della Spagna prima del 14 giugno, o non oltre il 2% dei letti” negli ospedali occupati da malati Covid, le terapie intensive “per la data delle partite, sono obiettivi impossibili da raggiungere e porteranno, di conseguenza all’assenza di pubblico”, le motivazioni della Federcalcio iberica. Un primo forfait pesante, ma ne seguiranno sicuramente altri. E il timore è che possa succedere anche in Italia, nonostante le smentite di rito. Potremmo definirla la storia del bicchiere: la FIGC lo vede mezzo pieno, con la lettera di «disponibilità» del ministro della salute Roberto Speranza che chiedeva un approfondimento al CTS. CTS che, invece, lo vede mezzo vuoto quando è stato diffuso un verbale in cui si dice «che non è possibile confermare» la presenza di pubblico all’Olimpico di Roma per i quattro incontri dell’Europeo. Ma ora entriamo nello specifico.

Aleksander Čeferin (Presidente UEFA)

Nella giornata di martedì, il Ministro della Salute Speranza aveva dato il benestare a Gravina e ciò risultava una vittoria schiacciante per la FIGC, con l’Italia pronta a riaprire gli stadi ai tifosi. Ma il tempo scorre velocemente e, senza una campagna vaccinale adeguata, il rischio è di non riuscire ad adempiere la promessa. “La disponibilità acquisita dal Governo italiano è un ottimo risultato che fa bene al Paese, non solo al calcio – ha dichiarato Gravina – Ringrazio in particolare il Ministro della Salute Roberto Speranza perché ci ha comunicato di aver dato incarico al CTS di individuare le migliori soluzioni che consentiranno la presenza di pubblico allo stadio Olimpico di Roma nel mese di giugno in occasione del prossimo campionato Europeo. In un momento tanto complesso, è stata comunque manifestata chiaramente la volontà di veder confermata la presenza italiana a questo grande evento, dando fiducia alla FIGC. Collaboreremo in maniera sinergica con la Sottosegretaria Valentina Vezzali che ci sta accompagnando in questo percorso. Ci è stato inviato un segnale in forte prospettiva sulla ripresa che noi trasferiremo prontamente alla UEFA”, il messaggio del presidente della FIGC che però sembra aver fatto un passo più lungo della gamba. E all’interno del Comitato tecnico scientifico, infatti, c’è chi spinge per fare un passo indietro e durante la riunione di mercoledì è stato messo a verbale che «non è possibile, ad oggi, confermare che gli incontri degli Europei si svolgeranno con la presenza del pubblico». 

Diversi esperti temono sia imprudente aprire l’Olimpico a giugno, ma hanno comunque sottolineato la «disponibilità» a rivedere la questione nelle prossime settimane «alla luce dell’evoluzione del quadro epidemiologico e dell’andamento della campagna di vaccinazione». Al momento, dunque, il lancio di Gravina e la promessa di Speranza sono state fatte al buio, senza prove scientifiche che diano valore e rendano autenticamente possibile la disputa dei match a Roma con gli spettatori sugli spalti. Da programma iniziale, i match da disputare allo stadio Olimpico sono 4: l’esordio tra Italia e Turchia in programma l’11 giugno – poco più di due mesi -, altre due partite degli azzurri di Roberto Mancini e poi uno dei quattro quarti di finale. Ad oggi, in ogni caso, risulta plausibile l’ingresso degli spettatori solo con tampone negativo o certificato di vaccinazione ma si naviga a vista, in attesa di certezze o quantomeno di una linea guida che parta dal Comitato Tecnico Scientifico, raggiunga la Federazione italiana e arrivi fino all’apice dell’UEFA, laddove dovrebbe esserci una linea comune, tuttavia non ancora manifestata. “Vogliamo portare 15 mila persone all’Olimpico – ha dichiarato Costa, Sottosegretario alla Salute, a Radio Punto Nuovo – Abbiamo già incaricato il CTS per stilare un protocollo”

Per non alimentare polemiche, la strategia istituzionale prevede che l’Europeo diventi un “nuovo inizio”. Un passo irreversibile per altre aperture nello sport: “Continuando con 250.000 dosi giornaliere – ha aggiunto Costa – potremo fare valutazioni ancora più positive”. Tra promesse e realtà, a due mesi dall’inizio dell’Europeo, le certezze sono decisamente poche. Di (false) promesse, l’Italia e gli italiani non possono più vivere, neanche in un settore, quello sportivo e in questo caso calcistico, da sempre correlato alla vita quotidiana e passato in secondo piano, dietro ad altre priorità che il Coronavirus ha fatto scattare in ognuno di noi. Quali saranno i prossimi step? L’UEFA darà un tempo per il progetto definitivo (o l’esecutivo del 19 o a fine aprile) rielaborato per l’emergenza Covid. L’Italia ha fiducia e voglia di ripartire, con la consapevolezza che, un’eventuale riapertura dello stadio Olimpico, sarà il lasciapassare per un ritorno dei tifosi negli stadi italiani in Serie A a partire dalla nuova stagione 2021-2022. Ma, per il momento, non è ancora giunto il tempo delle promesse ma dei fatti. E si resta in attesa di novità ufficiali che possano chiarire una vicenda in evoluzione per causa di forza maggiore.

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