Sentenza Danilevicius, il bomber dai gol mai banali

A poche ore dalla sfida tra Lituania e Italia, ecco un’intervista all’ex bomber, che in Italia ha giocato e segnato tanto con sei differenti squadre, e che oggi è il numero 1 della Federazione calcistica lituana. “Oggi, ragiono da dirigente, il nostro movimento sta crescendo”.


di Luca Savarese

Tomas Danilevicius, è uno di quei bomber che forse non esistono più in un calcio fatto di falsi nueve ed esterni col piede invertito: lui, era un nove vero e non doveva star lì a pensare a invertire il piede, il destro, la sua arma naturale, con la quale sparava in rete cartucce mai banali: vedere per credere la perla al volo, nulla da invidiare all’Euro gol di Marco Van Basten a Dasaev nella finale di Euro 88, realizzata alla Pro Vercelli con la casacca della Juve Stabia o rivedere il tacco volante che stese l’Austria o ancora, rigustarsi il destro elegante e maligno al Barcellona, quando vestiva la maglia dell’Arsenal. 

L’Italia, la scoprì con il Livorno, nei primi anni 2000, dove segnò il primo gol europeo degli amaranto nella sfida contro gli austriaci del Pasching. Poi, girò lo stivale, giocando con Avellino, ancora Livorno, Bologna, Grosseto, di nuovo Livorno, Juve Stabia, Latina, e Parma, dove di fatto non giocò mai perché andò in prestito all’allora società satellite dei ducali, gli sloveni del Nova Gorica. Oggi, dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, è dal 2017 presidente della Federazione calcistica lituana, prossima avversaria degli azzurri sul cammino verso Qatar 2022. Lo abbiamo contattato, appena sceso dall’aereo, dal volo di ritorno dalla Svizzera, dove la sua Lituania ha perso per uno a zero.

19 gol in nazionale, nessuno ha segnato di più con la maglia della Lituania, il primo a segnare un gol in Europa con la maglia del Livorno, insomma, Tomas, ma uomo dei record si nasce o si diventa?

“Penso che si diventa, nessuno è nato con il record. Per diventare un recordman devi battere un record, quindi si diventa. I record si fanno e si frantumano, ma prima si deve nascere, se no non puoi fare nessun record. Quindi si, direi che si nasce”

Risposta filosofica, Maria Gimbutas, invece, storica e archeologa lituana, ci ha rivelato, con i suoi studi sull’antichità, la presenza di statue e statuine di donne, che rappresentano il simbolo della nascita, della crescita, della rigenerazione. Come è nata, come e quanto può crescere la Lituania attuale di Valdas Urbonas?

“Diciamo che questa nazionale si è formata nel 2019, quando ha iniziato a lavorare Valdas Urbonas, poi con la Nations League si è consolidata, è cresciuta e sta facendo un suo cammino, più nuovo, meno prevedibile. Io spero tanto che si possa crescere ancora, lo so che è difficile, nel gruppo dove siamo, con voi, la Svizzera, la Bulgaria, l’Irlanda del Nord, siamo i più piccoli, e nel ranking Fifa figuriamo alla posizione 129, c’è una grandissima differenza, 100 posizioni di differenza, è un gruppo davvero tosto ma noi proviamo a dire la nostra ed a fare esperienza”

Cernych, Laukzemis, ma c’è un nuovo Danilevicius? Anche se forse, di Tomas Danilevicius, ce n’è uno solo…

“Cernych è anche il capitano, Lukzemis è una punta forte, poi c’è Novikovas, numero 11,non proprio una punta centrale ma, ha già centrato 12 volte la porta, spero che il prima possibile, mi possa raggiungere, perché vorrà dire che si faranno altri gol e vinceremo e vorrà dire che il mio record di gol in nazionale, sarà battuto”

A proposito di talenti e scopritori di talenti, tu hai avuto, all’Arsenal, dove segnasti un gol al Barcellona, un maestro come Arsene Wenger, c’è un insegnamento o una sua frase che porti con te del professor alsaziano?

“Si certo, mi porto sempre questo: la differenza tra un buon giocatore ed una super star, sta in quanto si riesce a gestire la pressione: c’è sempre la pressione, in campo, con l’allenatore, gli avversari, a volte anche con i tuoi compagni, c’è poi la pressione dei tifosi, quella della stampa, più la mantieni e più hai qualità e sarai più grande, questa per lui, è la differenza tra un giocatore normale ed un grande, mi ricordo spesso queste sue parole”.

Livorno, Avellino, Bologna, Grosseto, Juve Stabia, Latina, Parma, più di 70 gol in Italia, uno al volo alla Pro vercelli, alla Van Basten, ce n’è uno che ancora magari ripensi prima di dormire?

“Uno in particolare no, me ne ricordo alcuni: quello dell’Arsenal che citavi prima, qualcuno in nazionale, la doppietta col Livorno al Grosseto, nella semifinale di ritorno per salire in A del 2009, la tripletta che hai menzionato tu a Vercelli con la Juve Stabia, ma sono sincero, è da a qualche anno non sogno più che faccio gol, qualche anno fa, mentre dormivo, sognavo che segnavo, ora, già da qualche tempo, ho smesso, vuol dire che il giocatore che è in me è morto (se la ride)… in quel senso, ora ragiono da dirigente, credo di aver cambiato forma mentis”.

Tornando ai tuoi anni ed ai tuoi gol in nazionale: dal primo contro Cipro in amichevole a Limassol, febbraio 2001, all’ultimo a Toftir, nel settembre 2009, in occasione di Far Oer – Lituania, gara di qualificazione al mondiale 2010, in mezzo anche una rete di tacco all’Austria, e un gol all’Italia, il 2 settembre 2006, Italia fresca campione del mondo, ma a Napoli, nella partita di qualificazione ad Euro 2008, contro di voi non si va oltre l’1 a 1 e il primo gol, lo firmi tu e a Buffon?

“Si, ho fatto un gol anche a Gigi, si tratta dell’unico gol della Lituania all’Italia, certo fare gol contro l’Italia, che poco prima aveva alzato al cielo la coppa del mondo, pesò molto, e me lo ricorderò per sempre”

Tomas, oggi sei dal 2017, dopo aver finito la tua carriera, presidente della Federazione calcistica della Lituania: ma era più dura fare la lotta in area di rigore o è più dura districarsi nelle aule della diplomazia del pallone?

“Si dal 30 settembre 2017, ricopro quest’incarico. Nell’agosto 2020, ci sono state le elezioni dove sono stato eletto ed ho quindi iniziato il mio secondo mandato, spero di sviluppare il calcio lituano in un modo brillante, spero soprattutto di lasciare qualche seme, che poi potrà essere raccolto, di seminare qualcosa di fertile. In campo ci sono tante regole, tu devi pensare solo a fare il tuo, mentre nella politica sportiva ci sono meno regole fisse, quindi è un po’ più difficile, è impegnativo ma altrettanto bello e mi auguro di poter fare, anche in questo contesto, la differenza”.

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