Covid, la storia dell’enopub pronto a chiudere: ‘Stremati, ci arrendiamo’
“Dopo un anno di resistenza, purtroppo dobbiamo arrenderci. Siamo arrivati al punto che non possiamo escludere la possibilità che il Barbaresco sia costretto a chiudere, forse temporaneamente o forse definitivamente”. Lo sfogo su Facebook di un enopub di Legnano, in provincia di Milano, alla notizia della nuova zona rossa, ha raccolto centinaia di condivisioni, commenti e inondato di affetto i suoi cinque soci.
“Ci siamo commossi. Quello che viviamo da un anno ci sta logorando, forse le persone non se ne rendevano davvero conto”, dice, stupito dal clamore e dalle reazioni, uno dei cinque soci del Barbaresco, Matteo Buldrini, che ha deciso di raccontare a tutti, sul social network, anche quello che non si dice: la ‘paghetta chiesta ai genitori’ come venti anni fa, ma per mantenere moglie e figli, la depressione, la cassa integrazione ai 20 dipendenti che arriva non di mese in mese, ma “a sorpresa”, senza alcun criterio.
L’enoteca e ristorante, che a Legnano ha aperto 17 anni fa, ha una sua storia ormai, ma la prospettiva di chiudere “è assolutamente reale”, soprattutto se le zone rosse non finiranno con la prossima primavera. Uno scenario che rispecchia quello che sta accadendo nel resto del Paese dove nel 2020, calcola la Fipe, hanno chiuso 15mila esercizi e ai 35mila potrebbero farlo quest’anno.
La verità, poi, è che si parla sempre delle grandi città, ma in provincia, dove la densità abitativa è minore, è tutto molto più difficile. “Il delivery qui non attecchisce e ci sono meno giovanissimi”, spiega Buldrini. Le piattaforme come Glovo o Deliveroo non lavorano nei piccoli centri e gli abitanti non sono abituati all’asporto, se non per la pizza, e solo nel weekend.
“L’asporto – argomenta all’Adnkronos il dg della Fipe, Roberto Calugi – conta per circa il 10% sul fatturato di un pubblico esercizio: se sei in campagna o in un piccolo borgo, e non fai le pizze, difficilmente sopravvivi, soprattutto durante la settimana. La cucina italiana si presta poco al delivery e infatti il poke bowl è il più venduto in città”.
Il racconto dell’enopub di Legnano ha messo in evidenza anche un’aa verità: a fronte di una perdita di fatturato di oe 400mila euro, i ristori, arrivati in tre momenti differenti, sono stati di 30mila euro per la società e di 1.200 euro per i singoli soci. “Del famoso ristoro per le chiusure natalizie si sono perse le tracce. Forse il Governo ha sottovalutato la situazione”, ammette ancora l’imprenditore.
Con i ‘competitors’ dell’enopub, nella provincia, si condivide l’angoscia di queste nuove chiusure: “Abbiamo scritto questo post anche perché abbiamo sentito i nostri amici, colleghi, titolari di ai bar e ristoranti del legnanese. Tutti hanno il morale a terra, vorrebbero mollare, mentre fino a qualche settimana fa c’era meno stanchezza”. La speranza, per andare avanti, è tutta rivolta ai prossimi mesi, se non alle prossime settimane. “Non saranno mesi semplici, non poter programmare nulla è estenuante, ma tutto l’affetto che ci è stato manifestato ci hanno dato una motivazione in più per rimboccarci le maniche”. Una volta ancora.
Sorgente: Adnkronos
Commenti