Al PC Milano si è parlato delle scommesse nel calcio

Nella serata di lunedì 27 novembre, presso lo Sporting Club di Milano 2 il Panathlon Club di Milano ha voluto dedicare un incontro al fenomeno delle scommesse nel calcio. 

L’incontro, fortemente voluto dal presidente Filippo Grassia, coordinato dal nostro socio Giulio Mola e a cui ha presenziato anche il governatore dell’Area 2 Attilio Belolli, ha permesso ai presenti di ascoltare le interessanti testimonianze di Guido Camera, avvocato di diritto sportivo, Giovanni Emilio Maggi, direttore Affari istituzionali e comunicazione Sisal, e Sergio Pedrazzini, presidente del Comitato regionale lombardo della Lega nazionale dilettanti per chiudere con quella di Filippo Carobbio, ex calciatore che ha raccontato la sua brutta esperienza nelle vicende del 2011.

Per chi si è perso la serata, ma anche per chi c’era e vuole riviverla, qui di seguito pubblichiamo l’ampio articolo che è stato pubblicato sul sito Estenews.it a firma di Stefano Arosio.


Calcioscommesse, match fixing e la storia di Pippo Carobbio protagonisti a Milano

di Stefano Arosio per Estenews.it

Filippo Carobbio è a testa alta, ma i suoi occhi si perdono verso un orizzonte che vede solo lui. Il fisico da calciatore gli è rimasto e forse è solo qualche chilo in più a suggerire come in fondo la vita abbia cominciato ad apprezzarla per quel che è. Eppure, non è stato facile e lui lo ripete a più riprese, mentre racconta il suo calvario personale: una “cazzata” diventata qualcosa di molto più grande che nel dicembre 2011 l’ha portato a trascorrere il Natale lontano dagli affetti più cari. Dal figlio, oggi 15enne, dalle certezze che si era illuso di potersi costruire con una carriera da centrocampista anche tra Genoa, Albinoleffe e Siena. Con Antonio Conte allenatore.

Calcioscommesse, la testimonianza di Carobbio

Carobbio, oggi 44enne, il 19 dicembre 2011 è arrestato per l’inchiesta sul Calcioscommesse ribattezzata Last Bet. Inizia il suo calvario con penale e sportivo, diventa collaboratore di giustizia e cerca di lavarsi la macchia che dice di sentirsi ancora addosso. Testimonia il proprio errore, Carobbio. Come l’acquisita familiarità con terminologie apparentemente lontane, come il match fixing. E la catarsi che passa dal raccontarsi e che oggi gli ha permesso di raccontare a suo figlio che papà è supereroe proprio perché ha sbagliato e l’ha riconosciuto. Ha capito. Si è pentito. Per questo cerca ora di aiutare gli altri a non fare gli stessi sbagli. Il tutto a testa alta, con lo sguardo ancora un po’ perso di chi dice di sé “non ho alcun merito”.

Sono parole sofferte, quelle che Carobbio pronuncia alla conviviale del Panathlon Milano allo Sporting club di Segrate. E Filippo Grassia, presidente del club e dalla sensibilità forgiata da decenni di grande giornalismo, sa quanto quelle parole dell’ex giocatore escano a fatica. Per questo “proporremo la tua nomination per il premio fair play”, rivela nella serata di lunedì 27 davanti ai soci panathleti.

Ad ascoltarlo ci sono, tra gli altri, grandi penne del presente e del passato: Claudio Gregori, Nicola Cecere, Giulio Mola. Perché è un racconto innanzitutto di uomini e il titolo della serata, “Vite in gioco”, non fa che sottolinearlo.

Il fenomeno delle scommesse illegali, le norme e le prospettive

La cornice voluta dal Panathlon Milano è quella delle sommesse sportive illegali, aderente all’attualità sportiva e giudiziaria italiana, tanto che a portare il loro contributo d’analisi e dibattito sono Guido Camera, avvocato di diritto sportivo, Giovanni Emilio Maggi, direttore Affari istituzionali e comunicazione Sisal, e Sergio Pedrazzini, presidente del Comitato regionale lombardo della Lega nazionale dilettanti. Sulla tela della serata il dipinto di una situazione che sarebbe semplicistico definire a tinte fosche. E che semmai, parlando di calcio scommesse dopo i casi di Fagioli e Tonali, sarebbe più corretto analizzare nella sua complessità di elementi.

Più che un quadro alla Matisse, insomma, un campionario di dettagli e particolari alla Canaletto: tra i 90 siti di siti di scommesse legali in Italia non si conteggiano i 4 milioni di scommettitori che preferiscono le piattaforme illegali e che rappresentano il 20% del totale delle puntate. I sistemi di accesso alle piattaforme riconosciute, grazie alla tracciabilità dell’utente e al diniego della concessione di credito, perdono spesso la partita della competitività con i siti registrati in Paesi che offrono paradiso fiscale e al tempo stesso l’inferno del rischio ludopatia, perché strumenti di intervento preventivo non ne attuano.

Non è solo il campo da calcio quello della battaglia alla dipendenza dal gioco, ma lo sport più popolare catalizza anche la maggior parte delle puntate online sui siti illegali, più di quanto facciano – ad esempio – tennis, pallavolo e altre realtà come tennis tavolo o campionati dilettantistici, banditi invece dalle scommesse sui siti normati da licenze regolari. “In Lombardia ci sono 184mila tesserati, per la maggior parte minorenni“, chiude Pedrazzini. Sottolineando come l’impegno sociale dello sport non possa essere dimenticato e demandato. Men che meno emendato nell’interesse di economico dell’illegalità.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *