Scienza & Salute: ‘Le cozze, patrimonio del gusto e del nostro mare’
(Adnkronos) – Sono ricercate dagli appassionati di frutti di mare e apprezzatissime sulle tavole degli italiani specie d’estate, parliamo delle cozze nere. Ai cosiddetti mitili è dedicata la puntata di oggi de ‘Il Gusto della Salute’, la rubrica online ideata e coordinata dall’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud Italia della Fondazione per la Medicina Personalizzata, in collaborazione con Adnkronos e patrocinata dall’Università Lum – Libera Università Mediterranea ‘Giuseppe Degennaro’ con il suo corso di studi in Enogastronomia.
“Le cozze sono molluschi gasteropodi bivalvi – ricorda Minelli – il cui consumo sembra risalire fino al paleolitico. Il ritrovamento di gusci calcarei di ostriche e cozze in alcune grotte e caverne in Italia, Francia, Spagna e altri territori costieri del Mediterraneo ci fa considerare che gli uomini primitivi consumassero questi gustosi molluschi. Nel Medioevo furono sperimentate le prime grossolane tecniche di allevamento, ma fino al 1800 non si può parlare di vera e propria mitilicoltura. Oggi, solo sul territorio Italiano si contano non meno di 250 impianti di allevamenti di cozze”.
“Questi molluschi – spiega Dominga Maio, biologa nutrizionista del network Polismail – sono ipocalorici e contengono molte proteine e pochi grassi, principalmente grassi insaturi come gli omega 3 dalle note proprietà antiossidanti. Essi sono ricchi di minerali quali iodio, selenio, zinco e ferro. È importante – conclude Maio – assicurarsi che le cozze provengano da luoghi sicuri e siano tracciate sotto il profilo sanitario. Il loro consumo richiede attenzione per evitare che eventuali patogeni, annidati al loro interno, possano creare disturbi o danni più seri alla salute umana. Per questo andrebbero cotte per almeno 5 minuti dopo l’apertura delle valve”.
“Le controindicazioni non sono poche – avverte Mauro Minelli – e da non sottostimare. La prima riguarda il fatto che, al pari di altri prodotti del mare come ad esempio i crostacei, le cozze sono alimenti istamino-liberatori e pertanto fortemente in grado di provocare allergie”. Inoltre le cozze, essendo organismi filtratori, sono capaci di filtrare enormi quantità di acqua e di sodio, ecco perché chi soffre di ipertensione dovrebbe limitare alquanto il consumo dei mitili”.
“Come sappiamo – aggiunge l’immunologo – la cozza filtrando acqua arriva a trattenere al suo interno anche quei patogeni che dovessero essere presenti nell’ambiente in cui la cozza vive e si sviluppa, se si tratta ad esempio di acque inquinate. Ciò potrebbe arrecare tutta una serie di disturbi principalmente gastrointestinali, specie se si ha a che fare con alcune biotossine algali alle quali opporre la cottura risulta essere pratica non efficace data la loro termoresistenza”.
“E poi ci sono i virus, tra i quali primeggia quello dell’epatite A, una patologia in grado di provocare sintomatologia gastrointestinale importante come nausea, vomito, diarrea, dolore addominale unitamente alla comparsa di ittero, con la tipica colorazione giallastra della pelle, urine scure e feci chiare, che tuttavia si esaurisce clinicamente dopo qualche settimana e non cronicizza. Nel caso dei rischi virali la cottura è sempre in grado di scongiurarli, per questo un minimo di attenzione e cautela riuscirà sempre a garantire il felice binomio di gusto e salute”, conclude Minelli.
Sorgente: Adnkronos
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