Scienza & Salute: nichel, alimentazione e allergia

(Adnkronos) – ‘Nichel e patologie correlate’ è il titolo della puntata di questa settimana di Biomedical Report la rubrica online ideata e coordinata dall’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud Italia della Fondazione per la Medicina Personalizzata. 

“Innanzitutto quando parliamo di nichel – spiega Minelli – ci riferiamo ad un metallo ampiamente diffuso in natura e fortemente allergizzante. E’ presente nel suolo, nelle acque e nella biosfera in concentrazioni variabili influenzate dalla tipologia del terreno, dalle tecniche agronomiche usate, dalla vicinanza ad eventuali fonderie e/o impianti industriali e dal livello di inquinamento ambientale. Proprio perché presente nel terreno lo si ritrova in numerosi alimenti soprattutto di origine vegetale. La persistente esposizione al nichel rende ragione dell’elevato tasso di sensibilizzazione allergica al metallo che può manifestarsi in forma cutanea localizzata (dermatite) o in forma sistemica e generalizzata (SNAS: Systemic Nickel Allergy Syndrome)”. 

“A causa dell’abbondanza di questo metallo in natura non se ne descrivono stati carenziali ma, per le medesime ragioni, non è facile impostare e poi condurre un’alimentazione che ne sia davvero priva o, comunque, a basso contenuto. È stato stimato – ha ricordato Minelli – che l’assunzione ordinaria di Nichel da parte dei cittadini italiani adulti può variare dai 200 ai 900 microgrammi al giorno, arrivando variamente a nuocere, secondo alcune recenti proiezioni, circa il 10% della popolazione. Per il soggetto adulto normale, il fabbisogno giornaliero è stato stimato intorno ai 25-35 microgrammi, per quanto la sua funzione biochimica non risulti ancora del tutto chiara”.  

“Sul versante clinico, il nichel è responsabile oltre che della Dermatite allergica da contatto (Dac), classicamente caratterizzata dalla comparsa di lesioni cutanee apprezzabili nelle aree più direttamente sottoposte al contatto fisico col metallo, anche di una forma sistemica decisamente più complessa – ha evidenziato Minelli – La Snas, infatti, può accostare alle possibili manifestazioni cutanee rappresentate da eritemi, eruzioni eczematose, pomfi e vescicole diffuse su ampie superfici corporee, anche sintomatologia extra-cutanea principalmente a carico dell’apparato gastro-intestinale (gonfiore e dolori addominali, stipsi o diarrea, disturbi digestivi). Possono appartenere al corteo sintomatologico della Snas anche stanchezza cronica, dolori articolari e muscolari tipici della fibromialgia, mal di testa, febbricola, sensazione di bocca urente, angioedema. Tutti questi disturbi clinici, evidentemente imputabili ad un processo infiammatorio progressivamente evocato dal nichel assunto tramite gli alimenti, possono presentarsi isolatamente o in associazione tra loro. Più raramente gli stessi disturbi possono essere provocati dal nichel presente in elementi protesici (ortopedici, odontoiatrici) o in presidi cardiochirurgici (stent) stabilmente impiantati”.  

Convivere con questa allergia, inizialmente, è molto complicato. Occorre prestare attenzione ai detergenti utilizzati, sia per il corpo che per la casa, al makeup, alle stoviglie, agli indumenti e al cibo. “Questo ultimo aspetto – come sottolineato dalla biologa nutrizionista Dominga Maio – è particolarmente complicato da gestire, perché la gamma di alimenti poveri di nichel è ridotta al punto da indurre chi è allergico ad abituarsi ad una alimentazione diversa e apparentemente meno varia. Questo non significa perdere il gusto della buona tavola, ma imparare ad adattare le ricette agli alimenti consentiti”. 

È bene ricordare che l’allergia al nichel segue percorsi diversi da quelli dell’allergia ai pollini o agli acari della polvere, manifestando solitamente i propri effetti con azione immunologica ritardata anche di molte ore rispetto al contatto fisico o alimentare con il metallo allergizzante, ciò che può giustificare una reazione prodotta da un qualche alimento che magari, in un primo memento, si pensava di aver ben tollerato. E’ questa la ragione per la quale un cioccolatino ingerito oggi potrà sortire i suoi effetti, durissimi, nei giorni successivi. Ciò deve indurre il paziente a seguire sempre scrupolosamente la dieta e lo stile di vita nichel free così da preservare il suo organismo da reazioni successive. Oltre al cioccolato saranno anche da evitare mais, avena, grano saraceno, cereali integrali, frutta secca, tè, bevande in barattolo, aringhe affumicate, cozze, ostriche, crostacei, la frutta tranne gli agrumi, le banane e le mele; soia, legumi, pomodori, lattuga, cipolle, asparagi, spinaci, funghi e lieviti artificiali, cibi in scatola, margarina.  

Come si fa la diagnosi da allergia al nichel? “Lo strumento del patch test, l’apparato diagnostico adesivo applicato sulla schiena del paziente, sottolineando però che ciò serve per diagnosticare una dermatite da contatto non è incondizionatamente valido per poi far derivare una diagnosi di Snas – ha risposto Minelli – Per questo occorrerà sottoporre il paziente ad un test di provocazione orale, da svolgersi in ambiente protetto e da personale esperto. Attraverso capsule predosate da far assumere al paziente si potrà stabilire la soglia oltre la quale il soggetto inizierà a manifestare effetti clinici da valutare”. 

“Sì è visto ha concluso Minelli – che l’assunzione di nichel per via alimentare è in grado di provocare alterazioni della permeabilità intestinale con conseguenti squilibri dell’ospite microbiota”.  

A tal proposito, Martina Minelli, medico del network Polismail, ha illustrato i risultati di uno studio realizzato in collaborazione con i ricercatori dell’Università dell’Aquila. Il lavoro, pubblicato sulla rivista scientifica Nutrients, rivela come “seguendo precise scelte terapeutiche, alla fine del percorso di cura pazienti che, oltre alla dieta si sono anche sottoposti ad una terapia probiotica correttamente personalizzata, abbiano ottenuto benefìci clinici molto più importanti e duraturi rispetto ad altri pazienti che si sono invece limitati solo ad un regime dietetico a basso tenore di nichel – ha sottolineato Martina Minelli –  

Ad ulteriore conferma di quanto correggere il microbiota possacostituire un elemento prezioso nei percorsi finalizzati adattenuare o invertire il percorso di tante e diverse patologie”.  

Sorgente: Adnkronos

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