Valentino Rossi, il più grande si ritira

L’annuncio era nell’aria, a maggior ragione dopo che aveva convocato i giornalisti presenti nella sala stampa di Spielberg per dare una comunicazione importante sul futuro, ma ora è arrivata anche l’ufficialità: Valentino Rossi ha deciso di ritirarsi dalle corse dopo una carriera leggendaria e senza eguali. 


di Matteo Pifferi – DataSport

“È dura, ma mi ritirerò al termine della stagione in corso. È stata una decisione difficile, avrei voluto gareggiare per altri 25 anni, ma non è possibile: nello sport i risultati fanno la differenza. Mi sarebbe piaciuto correre nel mio team con mio fratello, ma va bene così”, ha dichiarato in un primo momento Valentino, visibilmente commosso, ma apparso a tratti sollevato per essere riuscito a staccare quel cordone ombelicale che lo ha avvolto nel mondo del motorsport fin dai primi momenti della sua carriera e che, negli ultimi anni più faticosi nei quali erano più i dispiaceri delle gioie, aveva quasi indotto i tifosi a chiedere al loro campione di fermarsi. Valentino, a 42 anni, ha maturato l’idea, ne ha acquisito consapevolezza e ha poi comunicato al mondo la sua decisione in maniera ferma e convinta. Il 2021 sarà il suo ultimo anno in pista, ma la leggenda di Valentino Rossi riecheggerà da qui all’eternità, il suo nome è impresso nell’albo d’oro e negli occhi degli appassionati delle due ruote, tanto che alcuni numeri e record saranno difficilmente eguagliabili.

Valentino ha illuminato con il suo modo istrionico di guidare e di festeggiare, portando il Made in Italy ad alti livelli nel corso della pluridecennale carriera. Già nel 1997, al secondo anno nel Motomondiale, il talento di Tavullia mostrava di avere le carte in regola per vincere e così è stato in 125 con l’Aprilia Racing. Con 11 vittorie su 15 e solamente due piazzamenti non sul podio, Rossi domina e la festa parte a Brno con un terzo posto che vale il titolo mondiale con tanto di celebrazione particolare: Vale si esibisce con un numero 1 gigante sulle spalle con tanto di scritta “Rossifumi Vord Ciampion”, quasi ad ammettere in maniera plateale la poca conoscenza della lingua inglese, migliorata decisamente nel corso della carriera. 



Nel 1998 passa in 250 (categoria intermedia tra 125 e 500) e dopo un primo anno di apprendistato, riesce a vincere il titolo, optando per una festa, in Brasile, con un fan trasportato in sella alla sua Aprilia vestito però da angelo custode. Valentino è un predestinato e il passaggio in 500 arriva prontamente: il primo approccio è con l’Honda nel 2000, anno in cui ottiene delle vittorie, ma non il titolo che arriva nel 2001 al termine di una stagione letteralmente dominata: il ’46’ vince 11 gare su 16, lasciando le briciole ad avversari del calibro di Biaggi e Capirossi, giunti rispettivamente a 106 e 115 punti di distacco da Vale, l’ultimo trionfo nell’era due tempi. Il passaggio alla quattro tempi non porta a stravolgimenti anche perché Valentino è il migliore con la moto più performante: gli inizi non sono dei migliori, ma il pilota di Tavullia, grazie a 15 podi, vince il quarto titolo con 4 gare d’anticipo. Nel 2003, Valentino scrive la storia: 9 vittorie, 5 secondi posti e 2 terzi posti, sempre a podio in tutte le gare del Mondiale. Un dominio senza paragoni, a tal punto che lo stesso pilota si diverte, a Brno, travestendosi da carcerato con annessa scritta: “condannato a vincere”. Inizialmente sembra una battuta, l’ennesima uscita goliardica, ma Vale ha maturato, in sé, l’idea di mollare la Honda per una nuova sfida: la Yamaha.



Appare, all’inizio, un’impresa quasi impossibile: la casa di Iwata non vince un titolo mondiale dal 1992 ma le sfide galvanizzano Valentino che, dal passaggio in Honda, porta con sé anche Jeremy Burgess. È il 2004 e Rossi, in Sudafrica nella prima gara del Mondiale, si impone al termine di una lotta serratissima su Max Biaggi. È un segnale di forza perché Valentino, dopo due quarti posti in Spagna e Francia, inanella una serie di risultati convincenti (8 vittorie e 2 secondi posti nelle successive 13 corse) che lo portano al quinto titolo mondiale, davanti a Gibernau e Biaggi, con Barros ed Edwards che completano la top 5 tutta targata Honda, tranne Valentino che è l’unica Yamaha. 

Nel 2004, Rossi rompe l’egemonia Honda e nel 2005 ottiene il settimo titolo mondiale con 367 punti totali, 11 vittorie e 157 punti di vantaggio su Melandri. Nel 2006, Rossi vive una stagione complicata ma all’ultima gara è in lotta per il titolo: una caduta nei primi giri del GP di Jerez, però, permette a Hayden di vincere il Mondiale con 5 punti di vantaggio. Un appuntamento, quello dell’ottavo titolo, rimandato al 2008 quando Vale ritrova il feeling con la sua Yamaha, vince 9 gare su 18 e chiude con quasi 100 punti di vantaggio su Stoner, al quale rifila, a Laguna Seca, un sorpasso d’antologia. Nel 2009, a 30 anni, Rossi conquista il titolo numero 9, l’ultimo, al termine di una bella lotta con Lorenzo e Pedrosa. Una stagione importante, condita dal successo numero 100 ad Assen e dall’esultanza finale con un cartello che recita: “Gallina vecchia fa buon brodo”.



Il 2010, però, è l’inizio della fine: nonostante un buon inizio di stagione, la caduta al Mugello (5 giugno, prove libere) gli causa la frattura scomposta ed esposta di tibia e perone che gli impediscono di lottare per il titolo. Sarà anche l’anno dell’addio a Yamaha dopo frizioni con vertici della casa di Iwata e Jorge Lorenzo. Dopo Aprilia, Honda e Yamaha, quale migliore ‘next step’ di Ducati? Valentino è un amante delle sfide ma quella in Rosso è un mezzo disastro, complice una moto non competitiva ad alti livelli. Rossi torna in Yamaha nel 2013 nonostante il burrascoso addio, ma è nel 2015 che torna a lottare veramente per il titolo: un alterco, in pista, con Marquez in Malesia gli costa il Mondiale, andato al compagno di team Lorenzo per appena 5 punti. 

Tra 2016 e 2017, Rossi vince solo due gare mentre nel 2018, grazie ad una serie di terzi posti e piazzamenti, conclude terzo nel Mondiale senza però trionfare in una gara. Nel 2019, colleziona due podi (Argentina e USA), nel 2020 solo uno (Andalusia) tanto che, di concerto con Yamaha, opta per un 2021 nel Team Petronas: finora, però, i risultati sono stati scialbi, con il decimo posto al Mugello come miglior piazzamento ma con appena 17 punti conquistati in 9 gare. Anche per questo, forse, che Valentino ha deciso di appendere il manubrio al chiodo ma, durante la conferenza stampa, ha ammesso di non volersi fermare: “Penso che nel 2022 correrò con le macchine, resterò un pilota per tutta la vita, cambierò solo da moto ad automobili”. Parole che confermano la natura di un centauro: chi è un pilota almeno una volta, lo è per sempre.


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