A Pechino certezze e sorprese sul ghiaccio

Siamo al giro di boa per i Giochi Olimpici di Pechino 2022 e l’Italia sta ben figurando: tra le medaglie conquistate finora, meritano attenzione e spazio in particolare le due d’oro. Arianna Fontana nello Short Track e Stefania Constantini e Amos Mosaner nel curling misto.


di Matteo Pifferi – Datasport

Arianna Fontana è una leggenda del pattinaggio italiano e mondiale ed è difficile utilizzare epiteti diversi da quelli più abusati recentemente. La 31enne nata a Sondrio ha scritto la storia del pattinaggio, arrivando a cogliere l’ennesima medaglia ai Giochi Olimpici: il nome di Arianna balza agli occhi del grande pubblico nel 2006, per le Olimpiadi di Torino: l’allora pattinatrice sedicenne viene eliminata nei quarti di finale nei 500 metri, la sua specialità, salvo poi conquistare una medaglia di bronzo nella lunga distanza (3000 metri) in staffetta. A Vancouver 2010 arriva il bronzo nei 500 metri, migliorato poi a Sochi 2014 con un argento dietro all’imprendibile cinese Li Jianrou. Il percorso di crescita della Fontana non conosce limiti e, nel 2018, arriva poi l’exploit tanto atteso quanto meritato: a Pyeongychang 2018 ecco la medaglia d’oro, che va a sommarsi poi all’argento nella staffetta 3k e al bronzo nei 1000 metri. Un bottino già ampio, considerando che già a Sochi l’atleta lombarda aveva conquistato i bronzi nella staffetta e nei 1500 metri singola. Come se non bastasse, a cadenza quadriennale, la legge Fontana continua a valere e a Pechino ne abbiamo avuto la riprova. Al termine di una gara dalle mille emozioni – dopo una falsa partenza e il brivido di una caduta all’uscita della prima curva – la Fontana ha conquistato il secondo oro consecutivo nei 500 metri, la specialità più congeniale e che la vede sul podio da quattro edizioni consecutive. Una gara in controllo per due giri e mezzo prima del sorpasso sull’olandese Schulting (alla fine seconda) con una mossa ad alto rischio che ha premiato Arianna, un’autentica icona di uno sport fin troppo sottovalutato dai non addetti ai lavori.

Se l’oro di Arianna Fontana era quantomeno nell’ordine delle possibilità, trattandosi di un fenomeno assoluto e una delle primissime a livello mondiale, quello nel curling ha sorpreso tutti. Stefania Constantini da Cortina d’Ampezzo e Amos Mosaner da Cembra hanno scritto anch’essi una pagina che rimarrà impressa per sempre negli annali delle imprese italiane nello sport. Un’impresa perché di questo si tratta: come riportato da La Giornata Tipo, in Italia il curling è praticato da 333 tesserati con sole tre piste idonee per gli allenamenti. Un numero irrisorio, se confrontato con il Canada – oltre 2 milioni di persone praticanti – ma anche altre realtà europee come Svezia (7mila), Scozia (15mila), Russia (6000) e via discorrendo. Un’impresa, come detto, perché Constantini e Mosaner hanno vinto 11 partite su 11, reagendo alla grande dopo un inizio di finale, contro i maestri della Norvegia, non perfetto: sotto di 2-0 dopo il primo end, i due sono saliti in cattedra e non c’è stata più partita nonostante un errore di Mosaner che ha creato un po’ di ansia, prontamente spazzata via dalla calma olimpica – in tutti i sensi – di Stefania, precisa, perfetta e clamorosamente tranquilla a dispetto dei 22 anni di età. «È un risultato strepitoso, ora bisogna approfittarne. È uno sport che può appassionare lo spettatore anche dalla tv: si possono sentire tattica ed emozioni. E si gioca un torneo, non è una gara di sci che finisce dopo pochi minuti. Servono iniziative e corsi nelle scuole, ma non solo, perché si può giocare fino a oltre 50 anni. Bisogna cavalcare l’onda e promuoverlo in tutta Italia. Milano-Cortina è tra 4 anni, è il momento», ha dichiarato il CT azzurro Claudio Pescia ai microfoni de La Gazzetta dello Sport.

La speranza, infatti, è che i due ori olimpici, nel pattinaggio e nel curling, portino ad un doppio scenario: in primis, i giovani ad apprezzare sport inspiegabilmente considerati “minori” dall’opinione pubblica e anche dai media ma che regalano emozioni senza fine. Ma che sia anche un monito per chi governa, che deve ‘sfruttare’ i grandi risultati per garantire la nascita di un movimento tramite infrastrutture all’avanguardia, onde evitare che tali imprese restino casi isolati nel tempo.

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