40 volte Italia, un patrimonio da non disperdere

Alcuni rinomati studi (Gracenote) alla vigilia avevano lasciato ben sperare, ipotizzando addirittura 41 medaglie, suscitando critiche da tifosi e appassionati di sport, inizialmente perplessi e dubbiosi delle gesta degli azzurri. Ma dalla prima medaglia di Vito dell’Aquila, con il passare dei giorni, si è capito che l’Italia e gli italiani avevano una marcia in più. La previsione era leggermente sbagliata (di uno), ma l’Italia a Tokyo 2020 ha fatto la storia. 


di Matteo Pifferi – Datasport

Nelle precedenti edizioni, infatti, la selezione nostrana mai si era spinta oltre le 36 medaglie, traguardo raggiunto prima a Los Angeles 1932 e poi a Roma 1960 nelle vesti di Nazione ospitante dei Giochi. L’Italia, come già anticipato, ha fatto la storia, portando l’asticella a un livello ancora più alto nell’edizione più difficile delle Olimpiadi e, dopo un periodo triste e nefasto – per tutti gli stati, sia chiaro -, ne è uscita con un’immagine purificata, giovane, viva e concreta in un’estate che l’ha vista protagonista a tutti gli effetti anche con la vittoria degli Europei e con l’ottimo traguardo raggiunto da Berrettini a Wimbledon, sconfitto solo dal numero 1 al mondo e uno dei migliori tennisti di sempre.

Il bilancio italiano è presto detto: 10 ori, 10 argenti e 20 bronzi che valgono la decima posizione nel medagliere complessivo – il conteggio dà maggiore importanza e una posizione migliore al numero di ori più che di medaglie totali – mentre solo 6 nazioni sono salite più volte sul podio, tanto che l’Italia è il primo paese dell’Unione Europea. Un dato da non sottovalutare: basti pensare che a Rio 2016, la spedizione azzurra terminò al quarto posto questa speciale classifica. Ciò non fa altro che denotare come in questi anni, gli atleti e le Federazioni siano riusciti, tra alti e bassi in ogni campo e sport, a trovare quell’alchimia che li ha portati a raggiungere il top della forma nel momento decisivo. Per la prima volta nella storia, l’Italia ha conseguito una medaglia in 19 discipline anche se, a spiccare su tutte, è stata l’atletica leggera con ben 5 ori sui 10 totali. Un rendimento straordinario e, per certi versi, sorprendente che ha solo due precedenti nella storia: la scherma – che in questa edizione ha rappresentato forse la delusione più grande – vinse 5 ori ad Anversa nel 1920, guidata da un fantastico Nedo Nadi, mentre a Roma, nel 1960, fu il ciclismo a dettare legge, calando una cinquina clamorosa. 

Parliamo di mezzo secolo di distanza, il che ci porta a ragionare anche sul futuro, visto che il presente poggia su basi solide dalle quali sarà necessario costruire una casa splendida, dentro e fuori. Avere le fondamenta stabili è imprescindibile, ma a fare la differenza sarà il ruolo che lo sport riuscirà a ritagliarsi nel tessuto sociale italiano, a livello di contatti tra CONI e Federazioni ma anche tra il Governo e il mondo dello sport: la figura di Valentina Vezzali, una delle migliori schermitrici della storia – 9 medaglie ai Giochi, ben 6 d’oro – e che svolge ora il ruolo di Sottosegretario di Stato con delega allo sport. Sarà necessario, poi, favorire l’attività di base, creando un connubio con la scuola: istruzione e sport, nel corso della storia non solo datata, hanno incrociato le proprie strade, non sempre trovando un punto di equilibrio. Cercando di inculcare una nuova mentalità fin dalla tenera età, sarà possibile alimentare un sistema, quello sportivo, che forse ha faticato più di altri durante il lockdown e che, per certi aspetti, fatica ancora a riprendere il proprio ritmo.

Tornando ai risultati dei Giochi Olimpici e legando l’argomento all’istruzione sportiva, risulta interessante annotare come l’età medaglia degli ori sia di poco superiore ai 26 anni. Per uno sportivo, un’età a cavallo tra la prima maturità e il periodo di maggiore slancio a livello fisico. Federico Burdisso, 19 anni, è stato il più giovane a conseguire una medaglia (bronzo nei 200 metri farfalla) mentre il più anziano è l’intramontabile Aldo Montano che, a 42 anni, ha portato a casa un bronzo nella sciabola a squadre, una delle poche note liete della Scherma a Tokyo 2020. 


Il presidente del CONI, Giovanni Malagò, a Casa Italia

Due menzioni speciali prima di concludere: la prima va a Giovanni Malagò. L’Italia ha brillato e il presidente del CONI raccoglie i risultati, frutto di anni di lavoro in ogni sede e in collaborazione con le singole Federazioni. Ci si chiede se si possa vivere una rivoluzione culturale in Italia, paese in cui lo sport dominante è il calcio. La risposta del presidente del CONI apre ad un nuovo scenario: “I tifosi del calcio possono aumentare solo se ci sono più appassionati di sport. Ora bisogna battere il ferro, ci lamentavamo di non avere personaggi, li abbiamo trovati. E questo si può riflettere sull’interesse delle aziende, sull’immaginario del pubblico: gli eroi moderni oggi sono proprio gli sportivi”

Infine, un plauso a Tokyo e al Giappone: se l’Italia può tornare con una ventata di ottimismo, orgoglio e tronfia di medagli e allori lo si deve anche a chi ha organizzato due volte, dopo il rinvio dal 2020 al 2021, i Giochi in maniera praticamente inattaccabile: dalla quarantena soft alle varianti che hanno messo ansia e paura non solo agli atleti, il Giappone ne è uscito a testa alta con un numero bassissimo di casi – il CIO quantifica il numero di positivi con lo 0,02% dei test fatti), nonostante alcuni ‘difetti di fabbrica’ a livello organizzativo, giustificati tuttavia dall’incertezza che la pandemia ha creato in ogni aspetto della nostra vita. Parigi 2024 è distante appena 3 anni: l’Italia torna dal Giappone rinfrancata dall’aver intrapreso a scrivere un nuovo capitolo della storia sportiva, con la speranza di aggiornare il conteggio del record di medaglie sotto la Tour Eiffel.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *