Il trionfo dello Sport oltre ogni Limite
di Alessio Tavecchio
Lo stile di vita del mondo occidentale, in particolar modo evidenziato da quello milanese, è diventato così frenetico, veloce, impegnativo e a tratti addirittura ansioso da portare le persone a esclamare ripetutamente la frase icona di questa era: “…non ho tempo !!!”.
Non abbiamo tempo per cosa?
La risposta a questa domanda ci porta alla riflessione di un fatto che non possiamo assolutamente dimenticare, indipendentemente dalla velocità con la quale stiamo procedendo: fermarci un attimo, basterebbero qualche minuto o addirittura qualche secondo, “aprire gli occhi” e rendere grazie per quello che siamo e per quello che abbiamo ADESSO, ORA. Si chiama gratitudine, un termine che non conosce cosa significa lamentarsi, arrabbiarsi, imprecare. Questa diventa una filosofia di vita che può permetterci di scoprire cosa significa essere veramente felici.
Il 26 settembre 2024, presso la prestigiosa sede del Ristorante “La Grande Italia” dello Sporting Club Milano 2, i partecipanti alla conviviale del Panathlon Club Milano “CAMPIONI PARIGI 24” hanno avuto il privilegio di toccare con mano questa filosofia di vita grazie all’esempio di 4 ospiti eccezionali:
Alessia Berra, Andrea Liverani, Alberto Amodeo e Simone Barlaam.
Hanno fatto parte del team Paralimpico a Parigi 24, ma stiamo parlando sempre di Olimpiadi, anzi dovrebbero chiamarle Super-Olimpiadi perché gli atleti devono affrontare una doppia competizione: prima superare il proprio limite e poi affrontare l’avversario.
Simone Barlam ha rimesso piede nella capitale francese dopo 18 anni dalla prima volta, quando aveva 12 anni, ricoverato per una coxa vara e una ipoplasia congenita del femore destro. Da quel giorno per sei lunghi anni i suoi genitori hanno fatto avanti e indietro tra Parigi e Milano per stare sia con lui in ospedale che con sua sorella in Italia. Sono stati anni molto difficili, racconta Simone, specialmente per loro.
“Io, ad esser sincero, non ricordo molto di quei momenti. Ricordo però bene i volti. Volti di persone che mai mi sarei aspettato di vedere di nuovo, come il prof. Wicart. Questa volta però non in una sala operatoria con la sua numerosa equipe alle spalle, ma in uno stadio con altre 17.000 persone”.
Il nuoto era l’unico sport che potesse praticare senza mettere a rischio il suo femore e giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento è “esploso” a Tokio 2020 per arrivare, all’età di 24 anni, a confermare la sua grandezza di Uomo e Campione a Parigi 24 con 3 ori: nei 50 stile libero e Record del Mondo, nei 100 farfalla e nella staffetta 4×100 mista, aggiungendo un fantastico argento nei 400 stile libero sotto gli occhi anche del Presidente Mattarella.
Alberto Amodeo, nostro secondo ospite alla conviviale, si allena ogni giorno con Simone e ama il fatto di condividere con i propri compagni gioie e fatiche durante gli allenamenti e le manifestazioni sportive. Anche lui prima di tutto ha imparato a “gareggiare” con la propria vita. All’età di 12 anni, a seguito di una drammatica caduta da una ruspa, perse l’intera gamba destra portandolo a vivere una nuova esistenza con però un limite non da poco.
Grazie alla sua forza di volontà e all’aiuto immenso dei suoi genitori ha saputo trasformare questa difficoltà in una vera e propria rinascita: “Ho scelto di pensare che cosa avrei potuto fare al meglio con il mio corpo senza una gamba, piuttosto di pensare a quello che non avrei potuto più fare nella vita con questa amputazione”.
Alle “Super Olimpiadi” di Tokio 2020 si considerava un outsider ma conquistò una medaglia d’argento nei 400 stile libero e nasceva quindi un’altra stella del nuoto italiano. Poi, i risultati ai mondiali di Manchester 2023 facevano presagire cosa sarebbe accaduto a Parigi 24: oro nei 400 stile libero, oro nei 100 farfalla e bronzo nei 100 stile libero. Il trionfo di un grande campione a soli 24 anni.
Tanta fatica, tanto impegno, ma anche un grande segreto a confermare questi risultati. A Parigi, tra gli spalti, ha tifato per lui una supporter d’eccezione, la sua ragazza di nome Aria che è ha partecipato insieme a noi alla serata del Panathlon Club Milano, sempre al fianco di Alberto.
Alessia Berra, ambassador del nostro Club milanese, atleta nuotatrice ipovedente dalla nascita, ha condiviso con noi pure emozioni riguardo la partecipazione alla sua terza Super Olimpiade all’età di 30 anni. “Quando sono uscita dalla call room avevo un’agitazione fortissima, ma una volta passato il varco della porta per entrare nello stadio del nuoto mi è venuta quella grinta di vivere la gara con massimo coraggio. E’ arrivato il momento, facciamo questa gara !!! Una volta al blocco di partenza ho sentito presentare dallo speaker la mia rivale francese proprio accanto la mia corsia, subito dopo la mia presentazione. Ho udito un boato che dalla mia sinistra si è sollevato nel pubblico proseguendo man mano in tutto lo stadio, coinvolgendo tutte le tribune.
In quel momento ho pensato a quanto importante è l’incitamento dei tifosi e quanta energia può trasmettere a chi gareggia.”
Nella finale dei 100 rana la nostra Alessia è arrivata al 4° posto mancando la medaglia di un soffio. Ci credeva tanto dopo l’argento vinto alle Olimpiadi di Tokio 2020, ma la tanta agitazione e la forte emotività provate, ci ha raccontato, hanno giocato un ruolo pesante per la sua nuotata. Il racconto del suo sconforto provato nei giorni successivi alla medaglia di legno, ha commosso tutti i partecipanti che erano avvolti in un silenzio che raramente abbiamo osservato. Ma Alessia ce l’ha fatta un’altra volta e ha trasformato lo sconforto in voglia di rimettersi in gioco e sfidarsi di nuovo, è bastato qualche giorno, ha detto. Lo spirito Olimpico e il far parte del Team Italia sono più forti di qualsiasi delusione e così ogni risultato diventa uno stimolo per lo spirito sportivo che vive in ciascuno di noi.
E poi abbiamo avuto il piacere di accogliere tra gli invitati anche il nostro ambassador e atleta delle fiamme oro, con regolare porto d’armi, Andrea Liverani. Specialità carabina 10 e 50 metri, anche lui alla sua seconda Olimpiade. Andrea è il risultato di un vero e proprio miracolo sportivo a tutti gli effetti. A 20 anni, mentre guidava la sua moto in una delle vie centrali di Milano, un camion ha deciso di fare improvvisamente inversione di marcia travolgendolo in pieno. Il risultato è stato quello di ricominciare una nuova vita, seduto però su di una sedia a rotelle. E’ proprio in questa nuova esistenza che si è avvicinato “per caso” alla carabina, cominciando a vincere medaglie d’oro, argento e bronzo ad ogni campionato mondiale e coppa del mondo dal 2018 in poi.
La vita gli ha però riservato una seconda prova e nel 2022 ha avuto un grave problema di salute che lo ha visto lontano da ogni competizione per almeno un anno. Andrea, anche lui grazie ad una famiglia fantastica, è riuscito a farcela nuovamente e a prepararsi per partecipare a Parigi 24, dimostrando una forza d’animo e un coraggio oltre l’umano.
“Mi sono ripreso abbastanza velocemente. Sono contento perché sto meglio di quello che pensassi e sono pronto a scendere sulle linee per tirare. E’ stata una bella gara, meglio del previsto. Purtroppo non sono entrato in finale, mi dispiace perché l’avrei voluta disputare, ma in questo sport si sa: i decimi fanno la differenza, a volte in positivo a volte in negativo. Sono comunque contento di aver fatto una bella gara. Le medaglie è bello vincerle chiaramente ma non devono diventare un’ossessione o addirittura una distrazione. Arrivare sul podio è il risultato di un percorso: l’obiettivo è tirare al meglio ogni singolo colpo”.
Questi atleti hanno accompagnato il Panathlon Club Milano in una serata colma di emozioni e riflessioni che hanno fatto sentire ancora più intenso il valore della vita in ciascuno dei partecipanti. Probabilmente, il fatto di avere dato un senso alla loro esistenza e ai loro risultati sportivi di oggi e di ieri, indipendentemente dal posizionamento, ha lanciato un messaggio rivolto non solo ai partecipanti ma a tutto quel mondo occidentale che corre veloce guardando al futuro e perdendosi il momento presente. Se riuscissimo come loro a dare un senso a quello che viviamo e a cogliere le nostre emozioni nel qui e ora forse, insieme, potremo contribuire a costruire un mondo migliore, dove lo sport trionferà sempre.
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